Le vie dell'alfabeto

 
Appena fatta l'Italia l'obiettivo era quello di creare un tessuto omogeneo della popolazione, attraverso l'istruzione.

A fianco della scuola anche l'esercito rappresentò un fondamentale tassello per unificare i giovani italiani. Ogni esperienza civile era ispirata alla sacralità della monarchia.

Agli inizi del Novecento l'Italia fece un passo verso l'alfabetismo e diventò il modello della società alfabeta. Per eliminare l'analfabetismo, che nonostante tutto era ancora presente, furono istituiti dei vincoli di obbligatorietà alla scolarizzazione delle giovani generazioni.

La lotto contro l'ignoranza dovette misurarsi con difficoltà di ogni genere. Tra queste spiccano sicuramente l'arretratezza dell'economia e gli squilibri territoriali nella distribuzione delle scuole.

La complessità di questa battaglia può essere riassunta con i termini di alfabetizzazione e scolarizzazione.

L'alfabetizzazione significa considerare la molteplicità die processi con cui ci si impadronisce delle nozioni elementari, fenomeno che si compie sia a scuola sia in famiglia. Con il termine scolarizzazione si indica invece la frequentazione della scuola, che tende ad estendersi prima alla scuola media e più tardi anche a quella superiore.

La scuola elementare venne ordinata come un unico tipo di scuola volta a soddisfare le esigenze di tutti. La diffusione dell'istruzione fu uno degli strumenti attraverso cui lo Stato liberale rafforzò la sua influenza sulla società, lottando contro le superstizioni tradizionali. La frequenza della scuola fu inoltre un requisito sempre più necessario per essere un buon cittadino.

Uno degli aspetti più innovativi fu sicuramente rappresentato dalla scolarizzazione femminile. Raramente però le ragazze proseguivano gli studi e, quando questo accadeva, esse si orientavano verso la professione di maestra.

Anche la formazione degli adulti diventò fondamentale.

Per loro furono adibite scuole per soldati, anche dette reggimentali, le scuole serali e festive, che erano gestite dagli stessi maestri che insegnavano ai bambini e finanziate dai Comuni e privati. Intorno alle iniziative per gli adulti si moltiplicarono quelle targate secondo le varie posizioni ideali, culturali e religiose die promotori.

Numerose forme di istruzione agraria popolare furono predisposte per adulti e ragazzi, finanziate da Comuni e dal Ministero dell'Agricoltura, con lo scopo di diffondere nelle campagne la conoscenza e l'uso di nuove tecniche agricole più redditizie, e per facilitare l'introduzione di nuove macchine.

Fu attivata anche la Società di Mutuo Soccorso, specialmente tra operai e artigiani, con scopi previdenziali e rivendicativi di diritti, sul modello dei sindacati odierni.

Ci fu sempre più un riferimento alla tecnica e alla scienza, il quale suscitò l'allarme del mondo cattolico. Anche i parroci concorsero allo sviluppo dell'alfabetizzazione, impegnandosi a difendere l'idea di un'Italia cattolica.

I maestri di scuola elementare costituirono progressivamente un gruppo di persone professionalmente dedicate all'insegnamento primario e a tal fine esse seguivano un regolare percorso di studi. Ai maestri si affiancarono ben presto le maestre e questo costituiva una possibilità per le donne di diventare indipendenti e autonome. Si diffuse anche la figura della suora-maestra, che unì la vocazione religiosa agli interessi educativi.

Un'altra inedita figura educativa è quella del maestro di ginnastica, la quale si introdusse nel 1878, con lo scopo di diffondere l'esercizio fisico, finalizzato a irrobustire il corpo dei bambini e a promuovere l'attività all'aperto.

Ci fu un'istruzione sempre più finalizzata ai soggetti disabili e infatti si stabilizzò la professione di educatore dei sordomuti e dei ciechi e anche quella per bambini portatori di malformazioni fisiche.

Sulla scena dell'istruzione compaiono infine i medici, i quali insegnavano l'igiene, a partire dal 1894, che diventò una norma etica.

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