Dal maestro al fanciullo

 Il XX secolo pone una grande fiducia nell'educazione e in una nuova e più moderna visione dell'infanzia, sviluppando un'educazione più rispettosa dei diritti dell'infanzia e ponendo quest'ultima al centro della vita pubblica e privata.

La nuova realtà dell'infanzia è documentata dai cambiamenti intervenuti nella vita di tutti i giorni, ad esempio nelle abitazioni vennero previsti spazi adeguati alle esigenze dei più giovani, cui era riconosciuto il diritto di disporre di propri arredi, di libri e di giochi adatti secondo le varie età.

Il sistema scolastico venne aperto anche ai ceti popolari e assunse le caratteristiche di un servizio sociale che divenne via via meno elitario. Venne eliminato il banco fisso, per disporre un'organizzazione flessibile dello spazio, in modo da favorire la transizione delle esperienze di gioco a quelle proprie dell'apprendimento formale.

Il punto di svolta alla base di questi cambiamenti è rappresentato da un nuovo modo di intendere l'infanzia. L'idea sviluppatasi nel corso degli anni era quella di valorizzare la prima età dell'essere umano in quanto sviluppo pieno e disinteressato delle potenzialità infantili, seguendo i ritmi propri della crescita psicofisica dell'individuo. Si diffuse contemporaneamente la convinzione che soltanto chi sperimentava nella sua completezza l'età infantile avrebbe potuto godere di una piena maturità adulta.

I contributi che nella prima metà del secolo giunsero soprattutto dalla psicologia cominciarono a delineare modalità più scientifiche per intervenire in campo educativo. La pedagogia acquisì dunque maggiore attenzione alla ricorsività dei fatti, più interesse verso il valore dimostrativo dei dati e si impegnò a creare ambienti, tecniche e materiali, capaci di rendere le pratiche didattiche funzionali allo sviluppo mentale dei bambini.

Wilhelm Wundt fondò il primo laboratorio sperimentale di psicologia e ricorse all'uso dei test mentali con lo scopo di raccogliere in modo uniforme i dati relativi ai vari aspetti della vita psicofisica. Gli studi sui test mentali generali, aprirono la strada a una loro applicazione anche all'età evolutiva. Nel 1905 Alfred Binet presentò i primi test d'intelligenza, il cui fine era quello di identificare gli alunni che avevano bisogno di un particolare aiuto nelle materie scolastiche. A tal proposito vennero predisposte nuove modalità didattiche idonee a favorirne la crescita intellettuale, fornendo elementi utili per l'educazione dei soggetti disabili.

Gli studi compiuti da Granville Stanley Hall descrissero le caratteristiche del passaggio dall'età infantile a quella adulta. Secondo lo studioso americano, l'adolescenza era caratterizzata da sentimenti contrastanti e per sostenerli in questa transizione occorreva fare in modo che i giovani acquisissero un carattere forte. Solo in questo modo essi si sarebbero salvati dall'individualismo e dall'egoismo.

Si diffuse anche il movimento giovanile dei Wandervögel, in cui i giovani erano animati da un acceso spirito antiborghese che si esprimeva nella vita a contatto con la natura, privilegiando lo sviluppo libero e la coltivazione dei valori spirituali.

Diverso fu il destino del movimento scoutistico, il quale era più incentrato sulla valorizzazione del tempo libero come tempo utile per l'educazione, promuovendo l'ordine interiore e la disciplina di gruppo.

Lo sviluppo degli sport era finalizzato a coordinare il corpo con il carattere della persona. Si moltiplicarono dunque le società sportive e in molti casi esse si identificarono con la scuola.

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