Formazione degli italiani nell'Italia unita

 


Durante l'obiettivo dell'Unità d'Italia, occorreva anche “fare” gli italiani, attraverso l'educazione e l'istruzione.

A tal proposito Vincenzo Cuoco collaborò a un progetto per un sistema di istruzione pubblica. Secondo Cuoco non ci può essere un ordine sociale se non si provvede a creare un sistema educativo aperto anche al popolo, mediante una scuola non solo rivolta ai ceti benestanti, ma frequentata anche da quelli inferiori.

Cuoco fondò una doppia organizzazione scolastica, associando l'idea nazionale a quella educativa.

Giuseppe Mazzini concordò nel ritenere il problema del rinnovamento politico dell'Italia una questione essenzialmente etica ed educativa. Infatti, senza la formazione di un popolo consapevole dei valori nazionali, sarebbe stato impossibile pensare al “risorgimento” dell'Italia.

L'educazione del popolo veniva in tal modo associata strettamente all'impegno militante e finalizzato alla preparazione politica e alla partecipazione democratica di tutti gli individui alla vita nazionale.

In questo periodo lo Stato veniva inteso come la realizzazione storica nella quale si manifesta l'idea di nazione. Di qui l'istruzione pubblica veniva concepita come uno dei compiti essenziali dello Stato. La libertà d'insegnamento e il pluralismo scolastico erano conseguentemente giudicati in modo negativo, poiché destinati a introdurre una varietà di princìpi in competizione tra loro, ponendo a rischio l'unità morale e politica della nazione.

Secondo il cattolico liberale Antonio Rosmini, tutta la storia della filosofia moderna, è sotria di una chiusura della ragione nei confini del sensibile. Rosmini si sforzò di elaborare un sistema di pensiero alternativo, volto a superare si il relativismo, sia il soggettivismo.

Partendo dalla meditazione sull'uomo, invitò a una riorganizzazione organica del sapere, al cui centro pose la persona umana e il fondamentale interrogativo intorno al suo essere. Il concetto di persona costituiva infatti il fulcro della sua concezione filosofica. Rosmini affermò una visione spiritualistica della persona, in cui l'uomo emerge come un valore intrinseco.

Secondo il pedagogista l'uomo è capace di intendere, di sentire e di volere. Nel perfezionamento della volontà, si perfeziona tutto l'uomo ed è proprio questo ciò su cui si basa l'educazione e viene quindi vista come un diritto inalienabile della persona.

Rosmini antepose in tal modo la formazione della persona alla formazione del cittadino.

La mente umana non era una tabula rasa e gli insegnamenti dovevano tenere conto delle esperienze pregresse ed essere commisurati allo sviluppo dell'allievo. Con la legge della gradazione egli cercava di trovare un metodo universale per facilitare, incrementare e sostenere i processi di scolarizzazione dei ceti popolari.

Le riforme scolastiche

Sempre nello stesso periodo ci fu un processo di modernizzazione del sistema scolastico del Regno di Sardegna, poi destinato a tradursi nel sistema scolastico italiano.

In primo luogo si reputò necessario sottrarre l'organizzazione scolastica alle congregazioni religiose e ricondurla sotto il controllo dello Stato. L'intervento statale era visto come garanzia affinché l'educazione della persona fosse effettivamente riconosciuta come diritto.

Allo stesso tempo fu predisposto un vasto piano per la preparazione dei maestri. Il piano di rinnovamento scolastico fu completato con l'avvio di un'editoria scolastica, con stampa di appositi sussidi didattici come alfabetieri, carte geografiche, mappamondi e pallottolieri.

La legge Casati costituì inoltre il fondamento giuridico della scuola italiana dopo l'Unità, fino al 1923.

Un grande attivista della pedagogia povera è Giovanni Bosco, il quale aprì un oratorio per giovani, ossia un luogo di educazione e di istruzione, di ricreazione e di formazione religiosa, di studio e di avviamento al lavoro.

I tre capisaldi su cui agirono Don Bosco e dopo di lui i salesiano sono in primo luogo sicuramente il prendersi cura per i giovani, in secondo luogo l'educazione preventiva, che consisteva nella capacità degli educatori di essere amorevoli e in grado di parlare al cuore dei ragazzi, la prevenzione dove inoltre promuovere lo studio. Infine la valorizzazione del tempo libero, con lo scopo di renderlo educativo attraverso varie iniziative.

Raffaello Lambruschini diede invece vita a un istituto scolastico per i figli di buona famiglia e si dedicò anche all'educazione dei contadini. A lui si deve inoltre la fondazione del primo giornale pedagogico italiano.

Lambruschini si affidò alla coltivazione della libertà personale, ossia dedicandosi alle pratiche educative che riuscissero a esaltare il rispetto della libertà contro consuetudini correnti che puntavano soprattutto sulla forza dell'autorità. Con lui si sottolineò l'importanza delle qualità personali dell'educatore, il quale doveva essere in grado di entrare in sintonia con il discepolo e porsi al servizio della sua libertà.

Alla fine del secolo anche i socialisti si occuparono dell'istruzione popolare.

L'accostamento tra cultura e prospettiva rivoluzionaria, costituì uno dei pilastri dell'iniziativa dei socialisti, i quali miravano a sviluppare nell'individuo, mediante la formazione di forti sentimenti altruistici, una coscienza fondata sulla solidarietà, con lo scopo di creare una società ispirata ai valori collettivi previsti da Marx.

Sul piano scolastico i socialisti difesero l'utilità degli asili infantili, chiesero che la frequenza della scuola elementare fosse sostenuta con iniziative come la mensa scolastica e si batterono per le scuole professionali.

Per gli adulti fu lo stesso partito socialista ad aprire scuol

e centrate sulla conoscenza dei testi fondamentali per l'azione politico-rivoluzionaria e sulla discussione politica.

Il movimento socialista formò infine la Società Umanitaria di Milano, la quale operò mediante lo studio, l'istruzione e il lavoro, per combattere l'ignoranza e la povertà. Operò anche contro la disoccupazione e per una formazione migliore degli operai e nel campo dell'istruzione e della cultura popolare.

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