I primi sviluppi della pedagogia speciale

Gli interessi coltivati nel laboratorio di Wundt furono decisivi per la creazione della psicologia scientifica e ambirono a dimostrare in modo sperimentale il funzionamento di alcuni aspetti della psiche umana.

La pedagogia cominciò a far propria l'esigenza di conoscenze psicologiche più approfondite, al fine di migliorare i propri metodi e nella formazione dei maestri cominciò ad apparire necessario lo studio della psicologia.

Verso la metà del XIX secolo si manifestò anche un notevole interesse per i soggetti affetti da deficit psichici. Dopo Itard si moltiplicarono gli sforzi per perfezionare le strategie di intervento, integrando i risultati delle ricerche mediche con appropriate pratiche pedagogiche.

I primi portatori di handicap a essere considerati “educabili” erano stati i sordomuti e i ciechi, per i quali erano state messe a punto varie tecniche che consentissero loro di superare l'handicap.

Louis Braille mise a punto dei metodi che sostituivano la vista con il tatto. Il metodo Braille, basato sulla combinazione di punti in rilievo percepibili al tatto, corrispondenti alle lettere dell'alfabeto, divenne una pratica largamente diffusa e usata anche nelle scuole per sordomuti.

Più tardi ci fu lo sviluppo della pedagogia speciale rivolta ai portatori di handicap fisici.

Eduard Seguin si occupò dell'educazione dei soggetti con ritardo mentale, les idiots.

Il pedagogista afferma che occorre superare il pregiudizio che questi individui siano ineducabili. La questione dell'educazione degli “idioti”, fu a lungo dibattuta. Fu infatti inizialmente scarsa agli occhi dei pedagogisti, i quali tentarono poi di attribuirsi la questione, riconoscendo l'importanza dell'intervento educativo e non solo clinico.

Sul finire del secolo avrebbe poi preso avvio la prima esperienza di Maria Montessori con i ritardati mentali.

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