John Dewey

Molte nuove proposte pedagogiste riguardarono prevalentemente i collegi-convitti, i quali rappresentavano l'istituzione scolastica più diffusa, dove di congiungevano studio severo e rigorosa disciplina.

In taluni collegi furono avviate esperienze innovative. Il primo grande cambiamento consistette nell'assicurare una disciplina non più fine a se stessa, bensì una disciplina frutto di una gestione democratica. La formazione del carattere era dunque affidata soprattutto alla capacità di adeguarsi volontariamente alle regole della convivenza. Venne rivista anche la formazione dell'insegnante, il quale doveva rappresentare un uomo completo, dotato sia di buone conoscenze in ambito scolastico, sia si attitudini fisiche come la forza del corpo.

Ricorrente in tutte queste iniziative fu lo stretto legame con il mondo della natura e le esperienze pratiche, particolarmente valorizzate dalla proposta educativa di Lietz.

La scuola secondaria di inizio Novecento restò ancora legata agli impianti e ai programmi tradizionali e la scuola elementare, a sua volta, era impegnata a sconfiggere il persistente analfabetismo infantile.

Il primo studioso a esplorare nuove pratiche di insegnamento fu proprio John Dewey.

Egli fondò una scuola infantile ed elementare di nuova concezione, nella quale l'educazione è presentata come un processo attraverso cui l'individuo assimila le conoscenze e le tecniche conquistate dall'umanità nel suo cammino storico. L'educatore è tenuto a procedere soprattutto alla stimolazione e al rafforzamento delle potenzialità individuali in modo che esse maturino a pieno.

Secondo il pedagogista, la scuola va organizzata a partire dai bisogno e dagli interessi infantili e deve funzionare come una piccola comunità nella quale si riproducono le caratteristiche della vita sociale esterna.

L'esperienza è posta dallo studioso statunitense alla base di ogni conoscenza umana e viene presentata come l'intreccio permanente ed evolutivo tra l'essere umano e la natura. I fatti fisici e le operazioni mentali sono eventi empirici.

Il pensiero si configura come lo strumento necessario per agire nell'esperienza e risolvere i problemi che di volta in volta si presentano nella pratica quotidiana mediante la capacità riflessiva.

Alla base della pedagogia di Dewey vi sono due principi fondamentali: la nozione di esperienza e il principio della società democratica.

Per quanto riguarda il primo punto bisogna focalizzarsi sul fatto che quando l'essere umano “fa esperienza” compie un'azione attiva. Pensare significa quindi immergersi nell'esperienza per trasformarla; conoscere e fare sono dunque intimamente connessi.

L'educatore deve saper creare le condizioni ambientali idonee affinché i desideri, i bisogni e le capacità personali possano manifestarsi in esperienze educative. Nella scuola attiva il cambiamento è affidato al pensiero pragmatico, la cui validità poggia su una riflessione volta alla conoscenza della realtà e alla sua trasformazione.

L'altro polo dell'analisi pedagogica deweyana è dato da una concezione dell'educazione come partecipazione dell'individuo alla coscienza sociale della specie, che trova nella principio della vita democratica, la sua manifestazione più alta e significativa.

Lo stretto rapporto tra democrazia ed educazione è alla base della relazione interattiva tra scuola e società. La scuola deve quindi valorizzare gli individui secondo le loro potenzialità, condizione necessaria per il manifestarsi di una società nella quale gli esseri umani possano sperimentare in modo personale la democrazia.

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