Simboli, riti e credenze

La religione indica un insieme di “credenze” che si fondano su dogmi e riti, cerimonie e liturgie che hanno lo scopo di avvicinare i fedeli a esseri soprannaturali o spirituali.

Una religione potrebbe essere definita come un complesso di pratiche e credenze che riguardano i fini ultimi e di cui si fa garante una forza superiore all'essere umano, spesso attraverso i suoi rappresentanti terreni.

Il pensiero religioso politeista prevede la presenza di più divinità ed è pronto ad accogliere sempre nuovi dèi, nuovi spiriti e nuove forze. Quello monoteista invece, mette al centro un unico Dio e fa della propria verità una verità assoluta e universale.

La religione trasmette ai credenti la forza di sopportare la sofferenza e l'ingiustizia terrene, infondendo loro la certezza che esiste un “altro mondo”, nel quale regnano l'armonia, il bene e la giustizia.

Emile Durkheim definì le cose sacre come separate da quelle profane e vietate a chi non è consacrato, cioè posto in uno stato tale da poter accedere ad esse.

Il tipo di ordine che i simboli sacri suggeriscono riguarda la certezza che, nonostante il mondo si presenti sotto forma di un caotico insieme di eventi imprevedibili, dolorosi e capaci di sconvolgere l'universo morale degli esseri umani, vi è pur sempre una realtà sicura, ultima, vera e immutabile, sulla quale si può fare affidamento. Gli esseri umani, per poter riconoscere il carattere sacro di un simbolo, devono essere stati addestrati allo scopo. Una religione infatti, non può essere vissuta realmente se non partecipando ai suoi riti.

Un rito può essere inteso come un complesso di azioni la cui sequenza è prestabilita da una formula fissa. I riti suscitano, in chi vi prende parte, emozioni collettive personali che hanno un ruolo importante nel trasmettere la visione del mondo, i valori e le credenze di una religione.

I riti patriottici e nazionalistici di tradizione euro-occidentale sono l'esempio più conosciuto di questo tipo di riti: le feste nazionali, la commemorazione dei caduti di guerra e così via. Richiamandosi all'amor di patria, all'unità nazionale o a qualche ideologia di autoglorificazione, questi riti mettono in primo piano dei simboli che, come tali, non hanno niente di religioso, ma hanno molto di sacro.

Il passaggio degli individui da una condizione sociale o spirituale a un'altra diversa è sempre, o quasi sempre, sottolineata da un rito che circonda l'evento di una dimensione sacra.

Tutti i riti di iniziazione sono riti di passaggio, perché sanciscono un cambiamento, ufficializzano la transizione da una condizione sociale a un'altra.

Le principali famiglie religiose sono tre: indiana, cinese e semitica. Alla famiglia indiana appartengono l'induismo e il buddhismo. Alla famiglia cinese appartengono il confucianesimo e il taoismo. A quella semitica appartengono l'ebraismo, il cristianesimo e l'islam. Fra tutte le “grandi religiosi” di oggi, l'induismo è la più antica.

Tuttavia, al contrario delle religioni semitiche, l'induismo e il buddhismo non sono religione nate da una rivelazione divina: non c'è quindi stato un momento in cui Dio o gli dèi si sono rivelati agli uomini, dando vita alla religione.

Per gli induisti e i buddhisti la religione è un complesso di idee che insegnano, mediante l'adozione di tecniche spirituali e fisiche, a uscire dal samsara e a raggiungere idealmente il nirvana, inteso come confine dello spirito al di là del quale il ciclo delle reincarnazioni si interrompe.

Le concezioni induista e buddista riflettono la consapevolezza dell'unità del mondo e della vita, cioè della continuità che lega tutti gli esseri viventi tra loro.

Il confucianesimo nasce e si sviluppa a partire dall'insegnamento di Confucio. Le idee di Confucio furono adottate, con l'unificazione della Cina sotto un unico imperatore alla fine del III secolo a.C, dagli uomini di cultura e dall'amministrazione e costituirono la base filosofico-relgiosa dello Stato cinese per circa duemila anni. Secondo questo culto, il principio maschile e quello femminile fanno parte di tutte le cose del mondo e la condizione ideale da raggiungere è proprio il loro equilibrio.

Secondo il taoismo invece, il governo non deve interferire in ciò che i sudditi fanno, limitandosi a far sì che il male non venga commesso. Il popolo deve essere lasciato libero di esprimere il suo Tao, la sua natura e il suo modo di sentire.

Tutte e tre le religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo, islam) interpretano la vita umana in base alle idee di Dio, creazione, rivelazione, legge, peccato e giudizio finale. Diversamente dalle religioni della famiglia indiana e di quella cinese, le altre tre sono religioni “rivelate” e istituite per comando divino. Gli esseri umani sono tutti indistintamente creature di Dio, ma Dio ha stabilito un accordo con un popolo, il “suo” popolo, che protegge e ricompensa finché vive nella legge da lui trasmessagli, ma che abbandona e punisce quando esso se ne allontana.

Il senso di colpa è sviluppato dalla cultura ebraica in senso personale e collettivo e costituisce uno dei suoi tratti caratteristici. Non è però una sua esclusiva, in quanto è presente anche nel cristianesimo.

Nel cristianesimo Gesù rappresenta una novità assoluta nella concezione del rapporto tra Dio e l'uomo. Egli impersonava infatti non una concezione della divinità come “lontana” dall'umanità, ma così vicina a quest'ultima da portarle conforto e speranza, fino al punto di sacrificarsi per essa.



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