La dimensione antipositivisitica

L'impostazione pedagogica di Giovanni Gentile si associa a un progetto politico-educativo, nel quale viene esaltata la funzione nazionale della scuola, esaltandone la dimensione etica. La scuola si presenta quindi come il passaggio dall'”io” educando al “noi” della nazione che è spirito.

La scuola deve perciò puntare alla padronanza degli apprendimenti, alla formazione di coscienze capaci di superare l'individualismo e condividere con gli altri un progetto ideale.

In quest'ottica il vero maestro è colui che è capace di entrare in sintonia spirituale con gli allievi, insegnandoli ad essere liberi e cioè capaci di ragionare con la loro testa.

La proposta gentiliana è quella di un percorso di studi incentrato sulle discipline umanistiche. Infatti studiando tali materie è possibile cogliere l'intima natura dell'essere umano e garantire un'educazione realmente “umana”.

Il momento più alto dell'esperienza umana, obiettivo ultimo dell'opera educativa, è rappresentato dall'autocoscienza, ossia la capacità di cogliere il senso della realtà e del nostro io e di esprimere un giudizio critico.

Ci sono alcuni punti di consonanza fra le tesi di Giovanni Gentile e quelle di Maritain, come ad esempio considerare l'essere umano dal punto di vista filosofico e non solo da un'ottica bio-fisica.

Maritain ritiene che di fronte all'educazione contemporanea si presentino due vie: da un lato, pensare all'essere umano come individuo emergente dall'evoluzione naturale e dall'altro come una persona proiettata verso l'infinito. Nel primo caso lo scopo dell'educazione è funzionalistico e nel secondo è scandito dal passaggio da individuo a persona.

Maritain espone quindi la sua proposta di educazione integrale fatta coincidere con l'”educazione liberale”, secondo la quale bisogna assicurare ai giovani un'ampia formazione culturale disinteressata, prima di inoltrarsi negli specialismi caratteristici degli studi superiori.

Il pedagogista Freinet presentò invece una scuola fondata sull'attiva partecipazione, basata su un'esperienza concreta.

L'idea pedagogica di Freinet è centrata sul doppio scopo di valorizzare le capacità potenziali degli alunni e di realizzarle entro l'orizzonte politico di una “pedagogia popolare”.

Il maestro si presenta come un soggetto attivo in termini di presenza sociale, culturale e non di semplice trasmissione di saperi e di conoscenze prestabilite. La difficoltà maggiore da superare è a questo punto la passività degli insegnanti, il loro conformismo e la loro sottomissione a ideologie conservatrici.

Nel primo Novecento si presenta la pedagogia di Don Milani, basata su una scuola per tutti. Egli presenta l'esigenza relazionale nei termini della padronanza della parola. Le iniziative educative sono infatti segnate dall'intento di dare la parola a chi non ce l'ha, ossia di assicurare la comprensione non solo strumentale ma anche concettuale dell'espressione scritta e orale, e anche dall'obiettivo di promuovere, attraverso la piena padronanza della parola, il riscatto dei ceti popolari.

Soltanto attraverso una scuola capace di dare la parola a tutti, diventa possibile ai ceti culturalmente e socialmente più deboli, di uscire dalla marginalità e manifestarsi con i loro valori.


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