Pensiero femminile e modelli educativi

A partire dall'ultimo Ottocento e in particolare nel Novecento, si verificarono notevoli cambiamenti nei rapporti tra i sessi, portando ai nostri giorni a una parità, seppur con molte contraddizioni e limiti.

Con l'avanzare dell'industrializzazione si contribuì in maniera determinante a generare un atteggiamento nuovo nei confronti della presenza pubblica delle donne nel mondo del lavoro e nella società.

Furono inoltre le prime forme di organizzazioni femminili, il “movimento femminista” e il movimento suffragista, ad aprire e orientare un dibattito nell'opinione pubblica.

Durante la Prima Guerra Mondiale le donne seppero rimpiazzare con ottimi risultati gli uomini inviati al fronte e molti lavori furono ridefiniti come tipicamente femminili.

Il movimento delle donne trasformò la struttura sociale tradizionale e le loro attività e interessi erano ormai riconosciuti come un elemento significativo del panorama letterario.

Gli studiosi avvertono comunque che questa nuova immagine femminile valeva solo per alcune parti della popolazione, vale a dire per le donne bianche, giovani e di classe media.

L'estensione del diritto di voto passò in Italia nel 1946, in occasione del referendum per la scelta tra monarchia e repubblica. Le principali conseguenze delle lotte femministe si ebbero poi nel campo del diritto di famiglia, con un deciso sostegno alle leggi sul divorzio e sull'aborto.

Tra le più celebri figure femminili della cultura novecentesca, troviamo Hannah Arendt, pensatrice tedesca di origine ebraica.

Arendt ha indagato i meccanismi che portano all'instaurarsi dei regimi totalitari, i quali strumenti principali utilizzati, sono il terrore il terrore e il male.

In questa prospettiva Arendt si soffermò sulle figure significative del nazismo, come Eichmann, del cui processo, tenutosi a Gerusalemme nel 1961, scrisse un celebre resoconto.

La vicenda di Eichmann è particolarmente significativa secondo la pedagogista, poiché mostrerebbe la teoria della “banalità del male”. Il male si afferma in maniera subdola nella quotidianità e realtà dei i campi di concentramento, dove viene però giustificato da un'ideologia folle, ma insidiata nelle menti della propaganda nazista. In questo modo persone ordinarie si spingono a compiere atti terribili. Una banalità che la filosofa credeva fosse più valido giustificare non sul piano della giustizia, ma dell'umanità.

Da diversi studi emerge la tesi di una specificità femminile che sconfina nell'affermazione di una superiorità femminile riguardo a caratteristiche come l'intuitività, la sensibilità e la disponibilità.

Carol Gilligan si distinse in particolare in questo lavoro di ricerca. Lei sostiene che l'approccio delle donne alle scelte e ai dilemmi di carattere etico è profondamente diverso da quello maschile.

Gilligan criticava le posizioni che ritenevano centrale nello sviluppo della moralità il ruolo della “giustizia”: questa sorta di “maschilismo” sminuiva il valore di un atteggiamento tipicamente femminile di accoglienza e di amore.

La pedagogista propose il termine “care” (cura), per indicare la dimensione fondamentale dell'etica, sottolineandone la peculiarità femminile. La care privilegia sul piano etico e delle relazioni tra gli esseri umani l'affermazione delle persone nella loro concretezza.

La femminista Dolto concentrò i propri interessi sulle situazioni di crisi tra coniugi e tra genitori e figli. Il lavoro della psicoanalista francese si colloca nell'ambito della psicologia clinica e della psicoterapia e il suo contributo consiste nello studio dei fattori che generano difficoltà e crisi nei rapporti tra coniugi.

Le posizioni di Nel Noddings sono invece in controtendenza con le componenti più radicali del movimento femminista nordamericano.

Noddings parte da una personale rielaborazione dei temi deweyani, come il ruolo dell'educazione per il consolidamento e la crescita della società.

Anche il suo pensiero è incentrato sul concetto di “cura”, intesa come una capacità a prendersi carico di altri esseri umani, che lei riconosce come peculiare della donna e fondamentale per tutta la società.

L'educazione stessa andrebbe orientata a sviluppare questa potenzialità dell'essere umano, di cui anche i maschi sono dotati, ma che le convenzioni sociali e le tradizioni hanno oscurato per millenni.

La teoria dell'educazione elaborata da Noddings si basa sulla ricerca della felicità, che è il fine primario dell'essere umano e passa attraverso la maturazione e l'esperienza della cura.

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