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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

I primi sviluppi della pedagogia speciale

Gli interessi coltivati nel laboratorio di Wundt furono decisivi per la creazione della psicologia scientifica e ambirono a dimostrare in modo sperimentale il funzionamento di alcuni aspetti della psiche umana. La pedagogia cominciò a far propria l'esigenza di conoscenze psicologiche più approfondite, al fine di migliorare i propri metodi e nella formazione dei maestri cominciò ad apparire necessario lo studio della psicologia. Verso la metà del XIX secolo si manifestò anche un notevole interesse per i soggetti affetti da deficit psichici . Dopo Itard si moltiplicarono gli sforzi per perfezionare le strategie di intervento, integrando i risultati delle ricerche mediche con appropriate pratiche pedagogiche. I primi portatori di handicap a essere considerati “educabili” erano stati i sordomuti e i ciechi, per i quali erano state messe a punto varie tecniche che consentissero loro di superare l'handicap. Louis Braille mise a punto dei metodi che sostituivano la vista con il

Emile Durkheim

  Durkheim fu uno dei fondatori della moderna scienza sociale, il quale riservò notevole attenzione alle questioni educative fino a ricoprire la cattedra di Educazione presso l'Università di Parigi. Egli si occupò di molteplici tematiche, fra cui il rapporto fra religione e società, l'analisi delle strutture educative e delle dottrine pedagogiche. Lo studioso francese concentrò i suoi studi sui modi di agire e di pensare collettivi e il loro rapporto con il funzionamento delle istituzioni, applicando le leggi dell'evoluzione all'analisi sociale. Per Durkheim l'educazione non era il risultato di teorie precostituite, ma il frutto dell'ambiente nel quale l'individuo vive. L'educazione varia quindi a seconda delle condizioni storiche e delle classi sociali, e poggia su una base di norme e modelli di comportamento, largamente condivisi dalla società. L'educazione diventa dunque un fatto sociale e non più naturale. Per Durkheim in ciascun individuo

Dalla modernità borghese alla modernità scientifica

  Nel XIX secolo, nell'ambito pedagogico, si sviluppò la cultura positivista. La modernità scientifica si alimentò dell'idea di progresso posta da Auguste Comte , il quale ricostruì l'intera storia dell'uomo. La scienza e il metodo sperimentale, secondo Comte, sono le vie maestre per accedere alla conoscenza e alla verità in modo definitivo e corretto. Il secondo principio della modernità scientifica, è invece deposto nella nozione di evoluzione. Su questo ambito lavorò Charles Darwin , che elaborò l'evoluzione della specie e dell'uomo stesso. Anche il problema educativo fu concepito come un campo di applicazione ampia delle leggi evolutive messe a punto sul piano biologico, psicologico ed etico. Per marcare la novità di cominciò a parlare non più di pedagogia, ma di scienze dell'educazione , alla quale venne affidato il compito di garantire l'ordinato sviluppo della società. Sotto questo punto di vista la pedagogia non solo avrebbe dovuto fa

Le vie dell'alfabeto

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  Appena fatta l'Italia l'obiettivo era quello di creare un tessuto omogeneo della popolazione, attraverso l'istruzione. A fianco della scuola anche l'esercito rappresentò un fondamentale tassello per unificare i giovani italiani. Ogni esperienza civile era ispirata alla sacralità della monarchia. Agli inizi del Novecento l'Italia fece un passo verso l'alfabetismo e diventò il modello della società alfabeta. Per eliminare l'analfabetismo, che nonostante tutto era ancora presente, furono istituiti dei vincoli di obbligatorietà alla scolarizzazione delle giovani generazioni. La lotto contro l'ignoranza dovette misurarsi con difficoltà di ogni genere. Tra queste spiccano sicuramente l'arretratezza dell'economia e gli squilibri territoriali nella distribuzione delle scuole. La complessità di questa battaglia può essere riassunta con i termini di alfabetizzazione e scolarizzazione. L'alfabetizzazione significa considerare la molteplicità d

Formazione degli italiani nell'Italia unita

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  Durante l'obiettivo dell'Unità d'Italia, occorreva anche “fare” gli italiani, attraverso l'educazione e l'istruzione. A tal proposito Vincenzo Cuoco collaborò a un progetto per un sistema di istruzione pubblica. Secondo Cuoco non ci può essere un ordine sociale se non si provvede a creare un sistema educativo aperto anche al popolo, mediante una scuola non solo rivolta ai ceti benestanti, ma frequentata anche da quelli inferiori. Cuoco fondò una doppia organizzazione scolastica, associando l'idea nazionale a quella educativa. Giuseppe Mazzini concordò nel ritenere il problema del rinnovamento politico dell'Italia una questione essenzialmente etica ed educativa. Infatti, senza la formazione di un popolo consapevole dei valori nazionali, sarebbe stato impossibile pensare al “risorgimento” dell'Italia. L'educazione del popolo veniva in tal modo associata strettamente all'impegno militante e finalizzato alla preparazione politica e alla part